Buffon e De Rossi, campioni di sportività!

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Si fa presto ad evidenziare gli atteggiamenti negativi del calcio o più in generale dello sport. Pagine intere di giornali dedicate ad atti vili che meriterebbero di essere ignorati per il solo fatto che qualcuno potrebbe prenderci gusto ed emularli. Sono altri, invece, i comportamenti che meriterebbero di risaltare agli onori della “cronaca”, perchè rappresentano i reali valori dello sport, per la nobiltà d’animo con cui vengono effettuati e per l’insegnamenti che ne derivano. Gesti degni di essere emulati. E se in questa settimana non si è fatto altro che parlare della brutta sconfitta subita dalla nostra nazionale di calcio nei playoff di qualificazione ai mondiali di Russia 2018 (per carità anche giustamente per ciò che ne comporta a livello sportivo), meno si è parlato del gesto di Buffon prima e di quello di De Rossi dopo. Gente che non ha bisogno di presentazioni né per quanto riguarda la carriera né per la sportività e integrità morale. E non stupisce neanche che gesti del genere siano stati fatti da questi due campioni perchè, sia ben chiaro, campioni non lo si diventa soltanto grazie alle proprie capacità tecniche ma ci vuole ben altro: sportività, moralità, lealtà, cavalleria, rispetto delle regole e dell’avversario. A memoria non ricordiamo un campione che non avesse e/o condividesse questi valori, e se pur vi viene in mente qualche nome privo di queste qualità, la definizione di campione non è adatta a lui.

Sembrava la serata perfetta, ideale per scrivere la storia (storia che in realtà dovrebbe essere prassi per una nazione come l’Italia) e ribaltare quel risultato che fino a quel momento ci vedeva in svantaggio e fuori dai mondiali russi, a 60 anni dall’ultima volta in cui è accaduto. Lo stadio San Siro pieno, carico, pronto ad esplodere e a trascinare i nostri ragazzi oltre ogni ostacolo. Gente festante e colorata che canta a squarciagola. Arriva il momento più sentito ed emozionante di queste partite: gli inni nazionali. Come in ogni occasione, per cordialità, si parte con l’inno della squadra ospite e qui si è toccato, purtroppo, il punto più basso della serata. Durante l’esecuzione, una parte della tifoseria italiana fischia l’inno svedese. Un gesto spregevole, meschino, vergognoso e irrispettoso. È qui, però, che esce fuori il campione che c’è in Gigi Buffon: testa abbassata, in segno di vergogna, e forti applausi per cancellare quei fischi deplorevoli. Lui non ci sta a questi fischi perchè all’avversario bisogna sempre portare rispetto, specie quando rappresenta una nazione intera. Chapeau Gigi!

Forse è in quel momento che avremmo dovuto capire che la serata, incominciata male, sarebbe finita peggio. Probabilmente il Dio del pallone ci ha voluti punire, giustamente. Quello che rimane, però, e che ci preme sottolineare, è il grande gesto fatto dal nostro capitano. Un comportamento che nella sua normalità è molto raro. E Buffon non è nuovo a gesti simili: successe, infatti, la stessa cosa nell’amichevole contro la Francia, quando il pubblico di Bari fischiò la Marsigliese. Fortunatamente quella volta, dopo gli applausi di Buffon, seguiti immediatamente da quelli dei suoi compagni di squadra, il pubblico capì l’errore e trasformò i fischi in applausi per l’inno francese. Una situazione salvata in corner, “una vittoria della cultura e della civiltà sull’ignoranza” la definì il presidente della Fifa Gianni Infantino, presente allo stadio San Nicola per l’occasione.

Gesto nobile anche quello di cui si è reso protagonista Daniele De Rossi al termine del match con la Svezia. Nonostante l’amarezza e la delusione per il risultato ottenuto in campo e per l’addio alla Nazionale, a fine partita il capitano della Roma è salito sul pullman degli scandinavi e si è scusato per i fischi di San Siro durante l’inno. Un gesto raccontato dal terzino destro della Svezia, Mikael Lustig, che ha riscosso i complimenti anche dei suoi compagni di squadra Granqvist e Jansson che lo ha addirittura definito “uno dei momenti più belli della mia carriera”.

Sono questi i gesti a cui bisogna dare risalto e che devono essere insegnati ai bambini. Il rispetto dell’avversario, che molto spesso manca in noi adulti.

Foto: squawka.com

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