Bradley Lowery: ciao piccolo campione

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Abbiamo lasciato passare un po’ di tempo prima di parlare della storia del piccolo Bradley Lowery non perché non fossimo interessati, bensì perché la commozione era troppa. E in uno stato d’animo del genere è meglio restare in silenzio e riflettere, anche per rispetto di chi soffre. La storia del piccolo tifoso del Sunderland ha colpito tutto il mondo, non solo quello sportivo. Il calcio, con la sua cassa di risonanza, ha fatto conoscere a tutti questa vicenda e lo splendido sorriso del piccolo Bradley.

La storia di Bradley Lowery

Bradley Lowery era un bambino di 6 anni, a cui era stato diagnosticato all’età di 18 mesi un Neuroblastoma, una rara forma di tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo e che colpisce soprattutto neonati e bambini al di sotto dei 10 anni. Il piccolo aveva così iniziato la sua partita, la più importante della sua vita, armato di forza e coraggio e con indosso la maglia dei suoi beniamini del Sunderland.
E da campione la partita l’aveva vinta. Dopo oltre due anni, il cancro era andato in remissione. Ma spesso, purtroppo, dopo una partita di andata c’è anche quella di ritorno, e il tumore era tornato a far visita a Bradley, lanciandogli una nuova sfida. La cura che poteva aiutare il piccolo Bradley a guarire, però, non era disponibile in Inghilterra, ma bisognava spostarsi negli Stati Uniti per usufruire di una terapia sperimentale. Parte così una raccolta fondi (clicca qui) per aiutare la famiglia a portare Bradley in America, il caso fa presto il giro del mondo, con tantissime donazioni e manifestazioni di affetto. Ovviamente anche il mondo dello Sport ne viene colpito: una delegazione del Sunderland, squadra di cui Bradley era tifoso, va a fargli visita in ospedale. Tra loro c’è anche Jermain Defoe, il suo beniamino, a cui Bradley visibilmente emozionato e stringendolo a se chiede “puoi dormire con me?”.

Bradley Lowery associazione sportiva internazionale 1

Foto: twitter.com/Bradleysfight

È li che nasce la splendida amicizia tra i due, con Defoe che si butta nel letto e abbraccia il piccolo Bradley: “Mi ha messo addosso le coperte, voleva solo essere coccolato. Non voleva che andassi via, l’ho abbracciato e si è addormentato. Sua madre, scherzando, mi ha detto che sarei dovuto rimanere tutta la notte e allora le ho risposto di chiamare l’allenatore David Moyes e di dirgli che non potevo giocare nel weekend. È stato speciale.”
Qualche giorno dopo, i due sono entrati in campo a Wembley mano nella mano prima della partita dell’Inghilterra contro la Lituania, e l’immagine aveva fatto il giro del mondo tanto da trasformare Bradley nella mascotte della Premier League.
Ma il piccolo Bradley Lowery, purtroppo, questa partita non riuscirà a vincerla. Defoe si trasferisce al Bournemouth e durante la conferenza di presentazione scoppia in lacrime alla domanda di un giornalista sulle condizioni del suo amico: “È un momento particolare, non so rendere a parole le mie sensazioni. Quando ho conosciuto Bradley non potevo credere che fosse malato vista l’energia che riusciva a dare agli altri. Da quel momento tra noi c’è stato un feeling naturale. E’ un grande, ricordo la sua energia negli spogliatoi. Parlo con la sua famiglia ogni giorno e sono stato da lui pochi giorni fa, vederlo soffrire così è difficile. Bradley sta lottando, ma posso dire che purtroppo è una questione di giorni. Sarà nel mio cuore per tutta la vita, ogni mattina mi sveglio e controllo il telefono pensando a lui e al suo amore che gli ho visto negli occhi”.
Di li a poco Bradley Lowery verrà a mancare. Al suo funerale parteciperanno in molti, ognuno con indosso la maglia della propria squadra, come siamo certi Bradley avrebbe voluto. In noi rimarrà indelebile il ricordo del suo sorriso, la sua voglia di lottare e di vivere che abbiamo imparato a conoscere durante questi mesi. Ma anche tanta rabbia, la rabbia di non poter vedere un bambino di sei anni giocare con i suoi amichetti su un campo di calcio. Perché è quello ciò che dovrebbe fare, e non correre tra i corridoi di un ospedale tra la vita e la morte.
Il calcio, e lo sport in generale, hanno come prima missione quella di regalare gioia e divertimento a chi nella vita viene messo di fronte a sfide più importanti. E dimentichiamoci del denaro e della violenza di questo sport, non racchiudiamo tutto in questi vili significati, sono altri i valori che lo sport deve insegnare. D’altronde il calcio nasce come un divertimento, quella passione che cresce in noi sin da piccoli quando per ore e ore inseguiamo quella palla magica, senza stancarci mai.
Ci auguriamo che Defoe e i suoi colleghi siano riusciti a regalare a Bradley intensi momenti di gioia, e a fargli dimenticare, almeno per qualche momento, il suo triste destino.
Ciao piccolo grande campione!

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